Coliche del neonato: spiegazione, cause e consigli

Un pianto apparentemente infinito con cui i bambini ci chiedono contatto e attenzioni. Come fronteggiarlo?

11 Luglio 2024
coliche nei neonati

Il tuo bambino di pochi mesi piange ininterrottamente e sembra inconsolabile? Non mancherà il classico commento di nonne o amiche: “saranno le coliche”. Ma cosa sono le coliche gassose nei neonati e come si possono attenuare?

Quanto durano le coliche coliche gassose nei neonati

Le coliche gassose fanno la loro comparsa già dalle prime settimane di vita del bambino e terminano senza necessità di particolari trattamenti entro il terzo o quarto mese di vita del neonato. Le coliche compaiono soprattutto di sera e possono durare da una a tre ore.

Sintomi e manifestazioni

A causa del dolore e del fastidio, il neonato inizia a piangere, a contrarre involontariamente le gambine e la flatulenza aumenta. Tra i sintomi di questo “mal di pancia” ci sono anche irritabilità e agitazione, che sembrano attenuarsi al contatto con il genitore.

In generale, per riconoscere le coliche si è sempre fatto riferimento alla regola del 3: se il bambino piange almeno 3 ore al giorno, per 3 giorni alla settimana per 3 settimane è probabile che ci si trovi di fronte a un caso di coliche. Studi italiani più recenti, però, hanno rivisto i criteri per la diagnosi, che dovrebbero includere, in bimbi sotto i 5 mesi: pianto prolungato, agitazione e nessuna evidenza di malattia.

Cosa causa le coliche nei neonati?

Le cause delle coliche nei neonati non sono del tutto note. Sono varie le opinioni su ciò che scatena questa richiesta di aiuto da parte del bimbo, inclusi fattori psicologici e relazionali.

Dopo aver mangiato, il neonato corre il rischio di soffrire di aerofagia, specialmente se arriva alla poppata molto affamato o se si alimenta erroneamente dal biberon. Ingurgitando aria, questa si accumula in eccesso nell’intestino. Al contempo, anche il pianto stesso, specialmente se prolungato, può essere un processo che riempie il piccolo stomaco di aria, peggiorando la digestione e causando fastidi e dolori alla pancia.

Altre teorie correlano le coliche (o meglio, il pianto insistente) a una naturale fase di sviluppo del neonato oppure a un fattore psicologico che vede il bambino alla ricerca di attenzioni e di contatto. Il pianto, infatti, è ciò che di più immediato i neonati hanno per comunicare con gli adulti: non è mai una circostanza casuale, ma un segnale che deve far aprire gli occhi e spingere a porre attenzione al bisogno del piccolo. Può piangere per un malessere invisibile, ma non per questo meno importante. 

Tra le cause delle coliche nel neonato c’è anche il fumo passivo, che aumenta la probabilità che il bimbo soffra di questo disagio. Il fumo in gravidanza e in allattamento può provocare seri danni.

Cosa fare in caso di coliche

Le coliche nel neonato sono un fenomeno fisiologico, ciò significa che non indicano una malattia o un problema di sviluppo del bambino. È vero anche che il bambino vive un disagio che si riflette poi sui genitori, quindi è normale cercare dei rimedi per calmare le coliche. Cosa può essere di aiuto?

  • Il contatto fisico: un bambino che piange cerca supporto: non c’è motivo di negargli un po’ di coccole e qualche abbraccio. Alcune ricerche hanno dimostrato che far capire ai bambini, che c'è qualcuno pronto ad aiutarli ed ascoltarli, li renderà più indipendenti e meno spaventati dai momenti di distacco. Può essere di aiuto anche utilizzare una fascia porta bebè per tenerli al petto mentre si fanno altre attività.
  • Massaggio infantile: il contatto delle mani sulla pelle farà sentire al bambino la vostra presenza, ma ancora meglio se accompagnato da movimenti specifici per rilassarlo. È una pratica semplice ed eseguibile in qualsiasi momento, occorre solo imparare pochi gesti: si possono massaggiare le gambe, la schiena, il pancino, magari in occasione del bagnetto o prima di andare a dormire. Il massaggio infantile concilia il sonno e aiuta bimbi e genitori a produrre ossitocina, un ormone che ci rende più sereni.
  • Suoni dolci: musica rilassante o rumori bianchi possono accompagnare il neonato dal pianto a una maggior tranquillità. Si può scegliere una musica che dimostra gradire o far ascoltare suoni registrati come il rumore del mare, di un phon o del vento. Non dimenticate poi la vostra voce: parlare al bambino, anche se ancora molto piccolo, è un modo per farvi conoscere e provare che gli state vicino.
  • Un bagno caldo: il bagnetto unisce molti degli elementi che tranquillizzano il bambino affetto da coliche: il neonato sente il contatto con l’adulto che lo lava, mentre gli parla o fa ascoltare dei suoni piacevoli. Il calore poi ha anche un effetto distensivo che facilita il sonno.
  • Il giusto ciuccio: molti neonati arrivano a calmarsi durante le coliche grazie al ciuccio, che non va totalmente demonizzato. Pare infatti che la suzione durante il sonno riesca addirittura a prevenire il rischio di SIDS, la temuta “morte in culla”, le cui cause non sono ancora del tutto note. Se il bambino che si alimenta con il biberon, inoltre, termina il pasto in meno di 15 minuti, è preferibile scegliere una tettarella con un foro più piccolo, così che mangi con più calma.
  • Un aiuto dai probiotici: vari studi hanno approfondito il legame tra il microbiota intestinale alterato dei neonati e la manifestazione delle coliche. È stato osservato, in particolare, l’effetto della somministrazione del Lactobacillus reuteri DSM 17938, capace di ridurre la durata del pianto e migliorare la salute dell’intestino riducendo eventuali infiammazioni.

Cosa non fare in caso di coliche

Improvvisare cure fai da te non è mai una buona soluzione, a maggior ragione se si ha a che fare con dei neonati. Pur con tutta la buona volontà, i rimedi tradizionali spesso risultano inefficaci se non addirittura dannosi. Anche semplici tisane, un tempo considerate la panacea contro le coliche, oggi sono state rivalutate, in particolare quelle a base di finocchio selvatico. Quest’erba, infatti, può risultare tossica per i più piccini, a causa della presenza di estragolo. Meglio evitare, infine, anche antispasmodici o, più in generale, farmaci se non raccomandati esplicitamente dal pediatra, che valuterà la gravità del caso.

Fonti

American Academy of Pediatrics

Edizioni Minerva Medica

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