Caffè e stitichezza: può essere davvero un aiuto?

Il caffè sembra stimolare i movimenti intestinali, ma può essere la soluzione alla stipsi?

14 Luglio 2022
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Quanti Italiani non riescono a rinunciare a un caffè al mattino? Sicuramente molti. Sono tante però anche le persone che non gradiscono questa bevanda, per il gusto o per i suoi effetti meno graditi. Insomma, il caffè divide per molti versi: con zucchero o senza, fa bene o fa male? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Il caffè, infatti, può avere sì degli effetti indesiderati, ma nel tempo gli sono stati riconosciuti alcuni benefici. Tra questi aspetti positivi c’è il fatto che per alcuni il caffè risulti di aiuto contro i problemi di stitichezza; ma vale proprio per tutti? E come mai accade?

Caffè: non è solo caffeina

Quando si dice caffè si pensa subito al suo effetto energizzante, ma il caffè non è fatto di sola caffeina. Nel caffè si trovano varie componenti, come polifenoli, aminoacidi e diterpeni. Inoltre, la sua composizione può variare in base al tipo di tostatura e alle modalità con cui si prepara la bevanda, per esempio se si sceglie la moka, un espresso o anche il caffè filtrato.

Gli effetti positivi del caffè

Sorseggiare caffè, per chi lo apprezza, è già di per sé un piacere, specialmente se fatto in compagnia. Al di là della carica immediata che ben conosciamo, però, dobbiamo sapere che al caffè sono associati diversi effetti positivi sul nostro organismo, alcuni ancora in corso di studi più approfonditi. 

La caffeina è sicuramente la componente i cui effetti sono più evidenti: questa sostanza è capace di stimolare il sistema nervoso centrale, ci rende più reattivi e riduce lo stato di affaticamento. Il caffè può migliorare le prestazioni sportive (tanto da essere classificato come doping, in quantità elevate) e persino ridurre il dolore.

Altri effetti di questa bevanda derivano da un mix tra le sostanze presenti nel chicco e quelle che si sprigionano con la tostatura e l’estrazione. Assunto in dosi adeguate, il caffè sembra avere un effetto protettivo nei confronti del nostro organismo: riuscirebbe infatti a ridurre il rischio di tumore al colon-retto, all’utero e al fegato, ma non solo. Sono state indagate le proprietà antiossidanti del caffè, che risulta essere anche antimicrobico, antinfiammatorio e capace di neutralizzare allergeni alimentari. In più, non mancano gli effetti sull’umore grazie alla presenza del triptofano, un aminoacido coinvolto nella produzione della serotonina e della melatonina, due ormoni che regolano la nostra “felicità” e il nostro sonno.

Il caffè contro la stitichezza funziona?

Un caffè di prima mattina e poi di corsa in bagno: questa storia ti suona familiare? Non è solo una sensazione isolata, succede a molte persone, tanto che gli studiosi hanno voluto approfondire il fenomeno. A lungo si è creduto che lo stimolo a defecare dopo aver preso un caffè dipendesse esclusivamente dalla caffeina, ma più recentemente si è visto che non è proprio così.

A causare un aumento dei movimenti intestinali sembra essere piuttosto la natura acida del caffè, che si riscontra nel caffè classico come in quello decaffeinato. Cosa accade? Il caffè incrementa la secrezione di acido cloridrico dalle pareti dello stomaco, stimola perciò un riflesso gastrocolico, agisce sullo stomaco e sull’intestino attraverso dei segnali ormonali. Quelli coinvolti, in particolare, sembrano essere gli ormoni gastrina e colecistochinina. La gastrina induce la peristalsi, delle contrazioni involontarie dell’intestino che spingono le feci verso il retto; la colecistochinina invece è coinvolta nella digestione, ma non ci sono dati a sufficienza per affermare che il suo ruolo sia determinante in questo processo legato al caffè. Altre componenti del caffè si sviluppano solo in seguito alla tostatura, come effetto della reazione di Maillard, un fenomeno che avviene durante la cottura ad alte temperature. L’imbrunimento del chicco di caffè produce melanoidine, fibre alimentari che aumentano il volume delle feci e ne accelerano il transito nell’intestino tenue. Non a caso tra le raccomandazioni per la stipsi cronica c’è proprio quella di consumare cibi ricchi di fibre.

Il fenomeno dell’effetto lassativo del caffè non è universale, alcune persone sono più suscettibili a questa reazione, altre non ne sono toccate: i numeri dicono che circa il 29% dei partecipanti allo studio in merito ha presentato uno stimolo a defecare entro i 20 minuti dall’assunzione. Una ricerca successiva ha mostrato risultati simili, notando anche che il caffè modifica la conta dei batteri intestinali: non è ancora chiaro se queste modifiche al microbioma intestinale siano in positivo o in negativo, perché bisognerebbe individuare con più precisione quali siano i batteri che proliferano e quali vengano, invece, a mancare. Lo stesso studio cita il caffè come possibile trattamento per la costipazione post-operatoria, che può essere causata dall’intervento in sé o dagli oppiacei usati come antidolorifici. Tuttavia, tale studio non si sbilancia del tutto sull’uso del caffè come lassativo, lasciando spazio a ulteriori approfondimenti. Il caffè aiuta quindi ad andare in bagno e le ricerche lo dimostrano, ma non ci sono indicazioni che lo raccomandino in maniera esplicita.

Quando il caffè è sconsigliato

Il caffè assunto in dosi non eccessive, quindi, non solo non fa male, ma ha effetti vantaggiosi. L’EFSA (European Food Safety Authority) ha dichiarato come sicuro un consumo giornaliero di caffeina che non superi i 400 mg, che corrispondono a circa 4-5 tazzine di caffè (moka o espresso, sono meno in caso di caffè americano). Questa regola, però, non vale proprio per tutti, ci sono condizioni patologiche o fisiologiche che devono far prestare un po’ più di attenzione nell’assunzione di caffè:

  • in gravidanza e durante l’allattamento
  • in presenza di ulcera peptica (allo stomaco)
  • in caso di reflusso gastroesofageo
  • se si soffre di dispepsia 

In caso di gravidanza o in allattamento il consumo di caffeina andrebbe dimezzato, perché comporta rischi seri per il bambino, sia prima che dopo la nascita. Se invece si soffre di cattiva digestione, ulcere o reflusso, il caffè non è indicato per via della sua capacità di stimolare la secrezione acida da parte dello stomaco. Attenzione infine a un elemento che spesso sottovalutiamo: lo zucchero. Un caffè zuccherato apporta circa 25 chilocalorie, contro le 1-2 di un caffè bevuto amaro. 

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