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Intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio consiste nella difficoltà a digerire il lattosio, uno zucchero che si trova principalmente nel latte e nei suoi derivati, ma non solo. Si manifesta con sintomi come dolori addominali, meteorismo, gonfiore e diarrea che compaiono poco tempo dopo aver ingerito alimenti contenenti lattosio.
- Che cos'è?
- Sintomi
- Cause e tipologie
- Test
- Cosa mangiare
Intolleranza al lattosio: che cos'è?
L’intolleranza al lattosio, chiamata anche ipolattasia o malassorbimento del lattosio, è una delle intolleranze alimentari più diffuse. Si stima che ne soffrano in media tra il 65% e il 70% degli esseri umani, con percentuali variabili a seconda della zona di provenienza.
Chi soffre di intolleranza al lattosio di solito se ne accorge perché sviluppa dei sintomi tipici subito dopo aver ingerito latte derivati dal latte, o alimenti che contengono lattosio come ingrediente.
La causa dell’intolleranza al lattosio è la carenza dell’enzima lattasi. Questo enzima, presente nello stomaco, ha la funzione di scindere la molecola del lattosio prima che arrivi nell’intestino che, a questo punto, non deve fare altro che assimilarla.
Nelle persone intolleranti al lattosio, la lattasi presente nello stomaco non è sufficiente a digerire il lattosio ingerito. Il lattosio quindi passa intatto nell’intestino dove è aggredito dalla flora batterica intestinale, dando origine ai sintomi tipici di questa forma di intolleranza.
Intolleranza al lattosio: sintomi
I sintomi dell’intolleranza al lattosio sono principalmente gastrointestinali, cioè riguardano lo stomaco o l’intestino. In alcuni casi, si possono manifestare anche sintomi sistemici, che cioè riguardano organi lontani dall’origine del problema.
Sintomi tipici
I sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio sono:
- dolori addominali (mal di pancia)
- gonfiore
- meteorismo e flatulenza (produzione di gas intestinali)
- diarrea
- nausea e vomito
Questi sintomi compaiono subito dopo aver assunto lattosio. La forza con cui si presentano può variare da persona a persona. Questa variabilità dipende dalla quantità di lattosio ingerita e dal livello di lattasi prodotta dall’organismo.
In alcune persone la produzione di enzima lattasi non cessa del tutto ma diminuisce, consentendo di assumere piccole quantità di lattosio senza manifestare sintomi. In altre persone, invece, la produzione di lattasi cessa quasi del tutto, comportando il sorgere dei sintomi dell’intolleranza al lattosio anche dopo averne ingerito piccole quantità.
Il livello di lattasi residuo può anche determinare dopo quanto tempo si manifestano i sintomi dell’intolleranza al lattosio e la loro durata. In media i primi sintomi gastrointestinali compaiono da mezz’ora a due ore dopo l’assunzione di lattosio, persistendo fino a quando tutto il lattosio non è stato eliminato dall’intestino. In condizioni normali, i sintomi durano solo qualche ora, ma possono durare fino a 48 ore.
Sintomi secondari
Oltre che con i tipici sintomi gastrointestinali, l’intolleranza al lattosio può dare origine a sintomi secondari.
Alcuni possono riguardare la pelle, come:
- comparsa di brufoli e acne
- dermatite
- sfoghi sulla pelle
Altri possono essere neurologici. Degli esempi sono:
- vertigini
- confusione mentale
- mal di testa
- sonnolenza
Questi sintomi sistemici sono molto rari e potrebbero essere dovuti all’entrata in circolo di metaboliti tossici prodotti dalla cattiva digestione del lattosio.
Inoltre, sintomi cutanei o sistemici possono essere causati anche da un’allergia al latte, una patologia molto diversa dall’intolleranza al lattosio. In ogni caso è sempre meglio rivolgersi a uno specialista.
Intolleranza al lattosio: cause e tipologie
La causa diretta dell’intolleranza al lattosio, è quindi una carenza dell’enzima lattasi. Ma qual è il processo che porta ai sintomi? E perché il lattosio non può essere digerito facilmente?
Il lattosio è un disaccaride, cioè uno zucchero formato dall’unione di due zuccheri semplici, glucosio e galattosio.
La possibilità di digerire il lattosio dipende dall’enzima lattasi che è prodotto nello stomaco e ha il compito di idrolitizzare il lattosio, cioè di scinderlo nelle sue componenti di base, glucosio e galattosio. Questi ultimi sono due monosaccaridi, due zuccheri semplici che l’intestino è capace di assorbire facilmente.
Se la produzione di lattasi non è sufficiente, il lattosio passa nel colon. Questa situazione si chiama malassorbimento del lattosio.
Nell’intestino è presente la flora batterica intestinale, un insieme di batteri buoni che aggredisce il lattosio e lo utilizza come nutrimento. Il processo però produce sostanze di scarto, in particolare acido lattico, e gas, tra cui anidride carbonica e metano.
Sono questi i veri responsabili di sintomi dell’intolleranza. La presenza di gas, in particolare è responsabile di sintomi quali gonfiore, meteorismo, diarrea. Inoltre, la distensione intestinale provocata dai gas, causa sintomi come crampi e dolori addominali.
Persistenza e non persistenza della lattasi
I sintomi dell’intolleranza al lattosio possono quindi manifestarsi in maniera variabile da persona a persona. Questo può avvenire per varie ragioni.
La prima è che la produzione di lattasi cambia nel tempo. Nei neonati la produzione di lattasi è massima perché devono digerire il lattosio contenuto nel latte materno. Con l’età la produzione di lattasi tende invece a diminuire, e più si cresce, meno lattasi si produce. Questa condizione si chiama non-persistenza della lattasi, ed è la condizione più diffusa.
La non-persistenza della lattasi è genetica. La produzione di lattasi è regolata dai geni LCT e MCM6, i quali solitamente ne comportano la riduzione con l’avanzare dell’età. Questo meccanismo è conseguenza dei tempi in cui solo i bambini consumavano latte.
Nel corso dei millenni e con lo sviluppo dell’allevamento, l’essere umano ha invece imparato a utilizzare il latte come una normale fonte di nutrimento. Col tempo si è così originata una mutazione genetica che ha portato il corpo umano a produrre lattasi anche in età adulta. Questa condizione si chiama persistenza della lattasi.
Di fatto, quindi, la capacità di digerire il lattosio è un’abilità che gli esseri umani hanno acquisito nel tempo.
Tipologie di intolleranza al lattosio
Gli specialisti hanno suddiviso l’intolleranza al lattosio in varie tipologie:
- Intolleranza al lattosio primaria o acquisita (ipolattasia primaria): si sviluppa con l’età adulta e può variare da persona a persona. È una condizione permanente che tende a peggiorare, perché la produzione di lattasi continua a ridursi. È il tipo di intolleranza più diffuso;
- Intolleranza al lattosio secondaria (ipolattasia secondaria): questo tipo di intolleranza al lattosio è provocata da operazioni chirurgiche o patologie che possono temporaneamente far cessare la produzione di lattasi. Alcuni esempi includono operazioni all’intestino tenue, infezioni intestinali, morbo di Crohn;
- Intolleranza al lattosio congenita (ipolattasia congenita): è provocata da una mutazione genetica che rende il neonato incapace di digerire il lattosio sin dalla nascita. È una condizione molto rara e si conoscono pochissimi casi in letteratura.
Test per intolleranza al lattosio
Come capire se si è intolleranti? La comparsa, dopo aver ingerito lattosio, dei sintomi precedentemente elencati dopo aver ingerito lattosio è già un indizio. Ma per avere una diagnosi certa bisogna fare dei test specifici per l’intolleranza al lattosio.
Breath test lattosio
Il test del respiro – in inglese breath test – è il principale esame per l’intolleranza al lattosio. Consiste nel misurare la quantità di anidride carbonica presente nel respiro dopo aver ingerito una determinata quantità di lattosio. Se il livello di anidride carbonica supera il valore di riferimento significa che il paziente è intollerante al lattosio. Il test si basa sul principio che nelle persone con intolleranza il processo digestivo del lattosio provoca una produzione di anidride carbonica in eccesso che è quella misurata dal test.
Test ematico di tolleranza al lattosio
Il test ematico di tolleranza al lattosio si effettua tramite il prelievo di un campione di sangue prima e dopo l’ingestione di lattosio. Misura il livello di glucosio presente nel sangue. Nelle persone intolleranti il livello di glucosio non aumenterà a causa della scorretta digestione del lattosio.
Test genetico di intolleranza
A differenza degli altri due test, il test genetico non permette di diagnosticare l’intolleranza al lattosio, ma solo una predisposizione genetica all’intolleranza. Il test si basa sull’analisi di un campione di DNA prelevato tramite saliva. L’obiettivo è individuare qual è la forma del gene responsabile della produzione di lattasi. Nel caso in cui emerga una non-persistenza della lattasi, si può affermare che la persona è geneticamente predisposta a sviluppare un’intolleranza al lattosio.
Intolleranza al lattosio: cosa mangiare
L’intolleranza al lattosio è un’intolleranza alimentare. La domanda che si pongono tutte le persone che scoprono di essere intolleranti al lattosio è: cosa mangiare?
A differenza di quel che si possa pensare, la dieta per l’intolleranza al lattosio può essere ampia e variata. Tra gli alimenti che sicuramente non contengono lattosio ci sono tutte le verdure, il pesce, la carne e le uova.
Il lattosio però non è solo contenuto nel latte e nei suoi derivati, ma anche anche in altri prodotti che, a prima vista, sembrerebbero essere senza lattosio. Sono gli alimenti con lattosio nascosto.
Una lista degli alimenti con lattosio nascosto è molto difficile da stilare. Non sono facili da individuare, ma qualche esempio potrebbe includere:
- dolci confezionati
- snack e merendine
- alcuni salumi e insaccati
- vellutate e zuppe
Quando si è in dubbio se un alimento contiene lattosio o meno si può provare a:
- leggere gli ingredienti del prodotto
- chiedere a chi vende il prodotto
È importante precisare che non tutti i derivati dal latte contengono lattosio. Alcuni formaggi sono naturalmente privi di lattosio, perché viene eliminato quasi del tutto durante il processo produttivo, raggiungendo una quantità trascurabile.
Fra i formaggi che si possono considerare senza lattosio evidenziamo:
- alcuni formaggi stagionati, invecchiati almeno 12 mesi. Sono sicuramente senza lattosio il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano;
- alcuni formaggi a pasta molle, come ad esempio il gorgonzola;
- alcuni formaggi freschi, in particolare lo stracchino e la crescenza.
Anche se non hanno la dicitura “senza lattosio”, questi formaggi si possono considerare praticamente tali.
Infine, il lattosio non si trova solo negli alimenti ma anche in alcuni farmaci e parafarmaci. Le industrie farmaceutiche possono utilizzare il lattosio come eccipiente, cioè come ingrediente non attivo. Gli eccipienti sono sempre indicati nel foglio illustrativo dei farmaci.
Parlando di farmaci è importante chiarire che, a dispetto del nome, i fermenti lattici (o probiotici) non contengono lattosio. Si chiamano così perché si tratta di ceppi batterici che contribuiscono alla fermentazione del latte.
Integratori per intolleranza al lattosio
Seguire una dieta priva di latte e latticini può essere molto difficile. Chi ama i dolci deve rinunciare a vere e proprie golosità come il tiramisù o i cannoli siciliani. Per non parlare di prelibatezze come la mozzarella di bufala o le lasagne.
Senza contare che, come abbiamo visto, il lattosio può nascondersi in molti alimenti insospettabili. Infine, non sempre possiamo sapere se gli alimenti che ingeriamo contengono lattosio, soprattutto se mangiamo fuori casa.
Per questo sono disponibili in farmacia degli integratori di lattasi in compresse, di solito assunte prima del pasto, che aiutano a digerire il lattosio ingerito, prevenendo i sintomi dell’intolleranza al lattosio.
La loro efficacia dipende dal contenuto di lattasi e dalla quantità di lattosio ingerito. L’efficacia è indicata sulla confezione con un numero seguito da una sigla, ad esempio 15000 FCC. Maggiore è questo numero, maggiore è la quantità di lattosio che può essere digerita con una sola compressa.